Alitalia-Cai ha annunciato che altri 690 dipendenti saranno messi in cassa integrazione, secondo il nuovo piano aziendale, che presto sarà presentato ufficialmente ai sindacati.
I più colpiti dovrebbero essere i dipendenti del Lazio, con tagli che si concentreranno maggiormente sugli addetti amministrativi e commerciali, mentre dovrebbe esserci una riduzione consistente anche della manutenzione, con l’affidamento del servizio alle officine di Air France.
I nuovi cassintegrati si aggiungeranno ai mille già posti in tale condizione da marzo, mentre la prospettiva del licenziamento diventa concreta per altri 3.500 dipendenti della vecchia compagnia di bandiera, ossia l’Alitalia, fallita nel 2008.
Essendo per loro scaduti i termini per usufruire ancora della cassa integrazione, essi sono stati collocati in mobilità, l’anticamera del licenziamento.
L’ad Andrea Ragnetti sottolinea come il load factor, ossia la percentuale di riempimento degli aerei, sia salita all’80%, giudicando il dato un segno del rilancio aziendale. Tuttavia, i sindacati temono che le nuove misure, che non saranno accompagnate da investimenti, siano il preludio a una vendita della maggioranza a Air France, dopo che quattro anni fa gli italiani furono caricati di tre miliardi di debiti della vecchia società.
La prospettiva di una svendita ai francesi è molto reale. A gennaio scade il lock-up, il divieto di cessione delle azioni da parte dei soci azionisti di maggioranza. E Benetton e Riva hanno già annunciato il loro addio ad Alitalia-Cai. In più, il capitale sociale è stato annullato in questi quattro anni, passando da 1,1 miliardi a soli 4 milioni, a causa di 13 trimestri in rosso su 14.
Pertanto, Air France, che attualmente detiene il 25% della compagnia, potrebbe agevolmente salire e acquisire il pacchetto di maggioranza con pochi spiccioli, dato il valore infimo a cui è sprofondata Alitalia. Sarebbe la fine dei “capitani coraggiosi” e del loro presunto spirito patriottico.