Il bilancio della catastrofe dell’11 marzo si sta via via delineando, e a farsi sempre più pesante, non solo per le vite umane ma anche sul fronte dei danni recati da sisma e tsunami alle fabbriche delle tante aziende tecnologiche che operano nel Paese.
L’area più colpita dal sisma, a circa 300 chilometri a nord-est della capitale nipponica, è ricca di industrie chimiche, automobilistiche e tecnologiche che generano circa il 2% del Pil giapponese ed il loro blocco forzato della produzione si aggiunge agli ingenti danni subiti.
Molti analisti prevedono genererà impatti assai significativi sull’economia nazionale giapponese. Il bilancio della tragedia abbattutasi sul Giappone rischia quindi di essere molto grave e non solo per l’entità del numero delle vittime o dei rischi legati allo stato critico di almeno una delle centrali nucleari interessate dal terremoto.
Nel 2010 il Giappone è stata una macchina capace di sviluppare il 13,9% del volume d’affari globale, circa 216 miliardi di dollari, della produzione di apparecchi di elettronica, compresi i computer e i dispositivi per la comunicazione. Una macchina capace di produrre, sempre l’anno passato, più di un quinto del business mondiale dei semiconduttori per un fatturato di oltre 63 miliardi di dollari e di generare il 16,5% delle revenue globali legate allo specifico comparto della consumer electronics.
Le prime indicazioni sullo stato dei danni parla di possibili problemi nella fornitura di batterie mentre minore sarebbe l’impatto sulla disponibilità di pannelli Lcd. Per le pile che alimentano computer e altri device elettronici non è da escludere un aumento sostanziale dei prezzi nei prossimi mesi visto e considerato che il maggiore produttore del settore, Sony, ha dovuto fermare sei sue fabbriche, una di queste ubicata nelle prefettura di Fukushima, dbalzata al favore della cronaca per la centrale nucleare in avaria. La Sony ha comunicato il necessario stop prolungato di qualche settimana di alcune sue linee di produzione. Questo comporterebbe un evidente shortage di materiale, ovvero materiale che verrebbe a mancare sul mercato.
L’incubo dello shortage dei componenti vitali per assemblare i prodotti finali destinati sia al mercato locale che a quello internazionale, comincia a delinearsi. Tale rischio è stato da subito messo in evidenza dagli analisti di settore comincia a materializzarsi dalle dichiarazioni dei portavoce delle varie case costruttrici. Per poter determinare il reale impatto della calamità e stimare di conseguenza l’entità dei danni al mercato globalizzato servirà ancora tempo.
Lo stop alle produzioni, sia dovuto all’effetto diretto di sisma o dello tsunami, sia dovuto al problema della mancanza di materie prime, lascia il mercato globale a interrogarsi sull’effettiva prossima disponibilità in commercio di diverse tipologie di prodotti. Nei giorni scorsi, le aziende giapponesi hanno debitamente informato i partner commerciali del ritardo con i quali verranno evasi gli ordini pregressi di alcune linee di prodotto professionali.
Altre aziende hanno già avviato azioni di emergenza per ovviare al rischio di un blocco letale della “supply chain” e soddisfare la domanda del mercato giapponese di desktop, server e alcune linee di notebook aumentando la capacità produttiva della fabbrica localizzate al di fuori del Giappone ed hanno cominciato a valutare possibili fornitori alternativi per quanto concerne i componenti necessari alla produzione.
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