I servizi ai cittadini hanno subito dei pesanti rincari tariffari. I servizi dei comuni (asili, mense, parcheggi, rifiuti, …) hanno avuto una crescita del 13%. I sindaci, non potendo fare leva sulle addizionali Irpef, bloccate fino al 2010, hanno trovato strade alternative per far quadrare i bilanci.
Il risultato finale è nei dati raccolti dalle pubbliche dal Ministero dell’Economia.
Molte amministrazioni comunali hanno aumentato i controlli dell’evasione di tasse e tariffe locali.Gli hanno prodotto un maggio incasso del di entrate in più rispetto al 2009. I rincari nel 2010 nelle tariffe sono dovute a politiche oculate su controlli e riscossione, quasi un’anteprima del federalismo locale che ha visto salire le entrate derivanti dalla tassa sui rifiuti urbani tra il 13 ed il 16% circa, aumentare le rette degli asili nido del 6,6%, i ticket delle mense del 14,6%, i parcheggi del 10,6%, gli impianti sportivi del 126,6% . Una crescita consistente a carico dei cittadini (più di 620 milioni all’anno).
Quest’anno parte il decreto sul federalismo municipale, che ha riacceso il dibattito sulle tasse locali, grazie alla fantasia fiscale, che permette ai Comuni di ritoccare l’addizionale Irpef ed alle Province di alzare l’imposta sull’RC auto. Alla fine del 2010 sono aumentate le entrate tributarie dei sindaci di circa un miliardo e 300 milioni, incassando il 9% in più rispetto al 2009. Quest’anno i sindaci potrebbero ottenere il quadruplo degli incassi del 2010, se tutti decidessero di sfruttare al massimo le opportunità offerte dal decreto federalista. Con quali mezzi? Una gran fetta della torta è rappresentata dalla tassa sui servizi dei rifiuti che ha rappresentato l’unica voce esclusa dal congelamento, ed ha potuto essere variata per aumentare il livello delle entrate, sempre più vicino al costo del servizio. Mentre gli introiti di Ici, addizionale Irpef e l’imposta sulla pubblicità e tassa sugli spazi pubblici continuavano ad essere uguali all’anno precedente, gli incassi della Tarsu sono aumentati del 115,8%. Sono cresciute del 10,8%, le risorse che rientrano nel calderone degli altri servizi pubblici, che comprendono varie forme di assistenza, legate alle attività più varie, dai permessi di sosta, ai ticket per le agevolazioni e le iniziative ricreative per giovani, anziani, famiglie. L’unica voce in controtendenza, sono i teatri ed i musei, che rispetto al 2009 vedono diminuire gli incassi dello 0,6%, e che negli ultimi due anni hanno perso il 9%.I bilanci sono saliti anche grazie ai rialzi delle tariffe per i principali servizi, dagli asili nido alle mense, che sono aumentate in media dell’8% nell’ultimo anno, soprattutto nei Comuni di Piemonte, Lombardia e Liguria, che le hanno incrementate in media del 123,5%. Nel complesso, le voci dei ricavi hanno portato 7,4 miliardi ai comuni, che corrispondono al 113% in più rispetto al 2009.
La scelta di alcune città di impiegare la TARSU per rimpinguare i bilanci è avvenuta dopo la sentenza 238/2009 con cui la Consulta ha deciso che la tariffa è in realtà un tributo. ll passaggio dalla tariffa alla tassa è un appuntamento obbligato per tutti i Comuni, e impone di portare le entrate allo stesso livello delle uscite. L’adeguamento automatico imporrebbe aggiustamenti troppo drastici alle richieste dei sindaci, come mostrano le esperienze che hanno già effettuato la minoranza dei Comuni che già hanno introdotto la tariffa.
Gli altri servizi, ovvero quelli più generalizzati, che confermano la critica che era stata rivolta dagli stessi sindaci al blocco dei tributi che dovendo far quadrare i conti e centrare il patto di stabilità con trasferimenti ridotti e fisco bloccato, è una leva tariffaria che rischia di essere sovrautilizzata, le tariffe, ad esempio quelle dei parcheggi, non fanno distinzione fra chi ha redditi alti e bassi, ed in molti casi, si pensi agli asili nido, si concentrano proprio su chi ha più bisogno.
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