Il cda di Telecom Italia ha approvato ieri una serie di raccomandazioni, che vanno nella direzione di accontentare le richieste dei piccoli azionisti sulla riforma della governance. In particolare, all’unanimità è stata approvata la proposta di ridurre il numero dei consiglieri di amministrazione dai 15 attuali a 11-13, di cui la maggioranza deve essere di consiglieri indipendenti, ossia eletti con i requisiti di indipendenza in linea con il Codice di Autodisciplina di Borsa Italiana.
Lo stesso presidente sarà eletto direttamente dall’assemblea e non più dal cda, tra i componenti del board indipendenti, in modo da garantire una gestione quanto più imparziale e autonoma dai soci e dal management.
Tutte le liste dovranno contenere una maggioranza di candidati con requisiti di indipendenza. Le liste potranno essere presentate da almeno lo 0,5% del capitale.
Il mandato dell’attuale presidente Aldo Minucci, nominato dal cda lo scorso 6 febbraio, in sostituzione del dimissionario Franco Bernabè, scadrà il 16 aprile, quando l’assemblea degli azionisti dovrà eleggere direttamente il successore. Il prossimo presidente durerà in carica per tre esercizi, ossia fino alla fine del 2016.
Sono state accolte, quindi, le istanze presentate dai piccoli azionisti di Asati (1,5%) e della Findim (5%) di Marco Fossati. Affinché le raccomandazioni possano diventare esecutive, è necessario che l’assemblea le approvi a maggioranza dei due terzi, trattandosi di modifiche allo statuto. Per questo, il sì di Telco (22,4%), azionista di maggioranza relativa, sarà decisivo, anche se non appare del tutto scontato. L’unanimità del voto di ieri al cda, però, sembra preludere a un accordo altrettanto probabile e trasversale anche in assemblea.