François Hollande ha fatto approvare dal Parlamento la cosiddetta legge Florange, con cui si vieta la chiusura delle aziende con almeno mille dipendenti. Queste sono costrette a cercare un compratore e non potranno delocalizzare senza averlo trovato, altrimenti dovranno restituire le sovvenzioni ricevute negli ultimi due anni e saranno multate fino al 2% del fatturato.
Ma i sindacati sono delusi dall’ammorbidimento delle norme, perché temono che la legge Florange sarà un buco nell’acqua, visto che l’85% delle chiusure si ha per aziende con meno di mille dipendenti. La legge è così chiamata per il polo siderurgico di Florange, regione a nord-est della Francia, che di recente ha chiuso il sito e si è trasferito all’estero, dopo una lunga battaglia (vinta) contro il sindacato. L’azienda non aveva nemmeno cercato un compratore per il suo stabilimento ora dismesso, in cui lavoravano 600 dipendenti, per non rafforzare la concorrenza dentro ai confini francesi.
Ma l’opposizione di destra annuncia che farà ricorso alla Consulta, perché la legge lederebbe la libera impresa e il diritto di proprietà.
Le nuove norme rischiano, tuttavia, di accentuare la fuga dei capitali all’estero. Nel 2013, la Francia è stato il paese in Europa con il maggiore crollo percentuale degli investimenti stranieri (-77%), mentre anche paesi come l’Italia hanno registrato il segno più.
Il presidente Hollande aveva promesso la legge contro la delocalizzazione delle grandi imprese in campagna elettorale, ma proprio la sua politica di aumento delle tasse e di restrizioni alla libera impresa avrebbe determinato l’accentuazione della crisi e la fuga dei capitali.