Un attacco all’Europa è arrivato, nel corso del Vinitaly di Verona, da Mario Guidi, neopresidente di Confagricoltura, che ha accusato l’Unione di non supportare adeguatamente i paesi produttori di vino di qualità, come è certamente il nostro paese, mentre invece le recenti liberalizzazioni hanno favorito il vino low-cost, certamente meno caro, ma senza la certezza della qualità che è garantita dall’acquisto di un prodotto italiano.
I viticoltori vogliono far presente «all’attenzione della Commissione e del Parlamento europeo la necessità di proteggere il patrimonio di 1.800 denominazioni europee anche in sede Wto. Bruxelles ha trasformato le Doc in Dop e le Igt in Igp, ha aumentato il carico burocratico e le rigidità, per ottenere una maggiore protezione che poi non intende difendere a Ginevra. Servono meno confusione e meno oneri burocratici».
Dopo l’Europa è la volta del governo italiano, a cui Guidi chiede un intervento come quello che Sarkozy è in procinto di effettuare im Francia: una proroga della liberalizzazione dei diritti d’impianto delle vigne.
Infine un nota riguardante l’export e le prospettive del settore nell’ambito: il vino italiano dovrebbe riuscire a tenere la leadership negli USA, come nello scorso anno, quando sono stati esportati oltreoceano circa 221,6 milioni di litri, cioè tre volte quanto fatto dalla Francia, principale concorrente in quel mercato. Per quanto riguarda la Cina, essa viene considerata un mercato emergente molto interessante, ma in questo caso il gap nei confronti della Francia è molto marcato: un terzo delle importazioni cinesi sono transalpine, mentre solo il 7% proviene dal nostro paese.
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