Le sofferenze delle banche italiane sono cresciute del 24,6% annuo a dicembre, in accelerazione dal +22,7% registrato a novembre. Lo comunicano i dati forniti dalla Banca d’Italia, i quali vedono diminuire ancora i prestiti verso le famiglie e le imprese, anche se di una percentuale inferiore a quella del mese precedente. Nel dettaglio, i prestiti sono scesi complessivamente del 3,8% su base annua, in rallentamento dal -4,3% di novembre. I prestiti alle società non finanziarie sono diminuiti del 5,6% e quelli alle famiglie dell’1,2%. A novembre, i cali erano stati rispettivamente del 6% e dell’1,5%.
A questo punto, le sofferenze bancarie potrebbero essere cresciute oltre i 149,6 miliardi di euro a cui erano giunte nel mese di novembre.
Non è un caso che il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenendo al 20° Congresso degli Operatori Finanziari – Assiom Forex, abbia aperto all’ipotesi di un “bad bank di sistema”, ossia una banca nazionale a partecipazione pubblica, che si accolli le sofferenze delle banche italiane, similmente a quanto è già avvenuto in Spagna e in Irlanda, dove i governi hanno salvato i rispettivi sistemi bancari, accollandosi il 45% e il 49% delle sofferenze cedute dagli istituti.
Adusbef e Federconsumatori hanno già alzato la voce, ritenendo che si tratterebbe di fare ricadere sulle spalle del contribuente perdite del settore privato.
Lo stesso governo Letta teme che una “bad bank di sistema” possa nuocere al rating sovrano italiano, visto che lo stato dovrebbe consolidare anche le perdite delle banche italiane.
Nei giorni scorsi, Intesa e Unicredit hanno ipotizzato la creazione di una loro “bad bank”, su cui scaricare i crediti deteriorati. Si era anche diffusa la voce di una joint venture ad hoc tra i due istituti.