In Venezuela, la legge sui prezzi giusti è entrata ufficialmente in vigore. Il presidente Nicolas Maduro si è avvalso dell’autorizzazione, con cui il Parlamento gli ha concesso tempo fa un anno di tempo per legiferare senza intoppi e in autonomia. Con il consiglio dei ministri di ieri sera, dunque, senza la necessità che il piano sia esaminato dai parlamentari, è diventata legge il divieto di vendere beni e servizi a un prezzo superiore del 30% al costo di acquisto. I trasgressori potranno essere puniti con una pena detentiva fino a 10 anni. Per Maduro, si tratta della fine dell’era dei “parassiti”, delle rendite del capitalismo, della speculazione sui prezzi.
Già nei mesi scorsi, oltre un centinaio tra imprenditori e commercianti era stato arrestato, in seguito a controlli dei militari, che avevano accertato aumenti dei prezzi dei beni venduti, non in linea con quelli che il governo ritiene essere equi.
Sarà la Sovrintendenza nazionale di difesa dei diritti socioeconomici a fissare ogni anno il margine massimo dei profitti in Venezuela.
Intanto, per evitare che il paese resti a secco di beni (fenomeno in atto da diversi mesi e che sta degenerando in una vera scarsità generale dei beni primari), il governo ha annunciato per lunedì un’asta per distribuire dollari al tasso di cambio di 11,36 bolivar per ciascuna unità della divisa statunitense, per una svalutazione di fatto del 44% del tasso di cambio ufficiale, fisso a 6,3.
Nel corso del 2014 dovrebbero essere distribuiti così 5 miliardi di dollari alle società di importazione di beni, anche se difficilmente le iniziative concordate con la Banca Centrale del Venezuela potranno risolvere la crisi del bolivar.