Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha dichiarato guerra a tutto campo contro il contrabbando di merci tra il suo paese e la confinante Colombia. Lo ha fatto dal vertice degli stati latino-americani e dei Caraibi, che si è tenuto nello scorso fine settimana a Cuba. Tra Caracas e Bogotà e previsto un vertice dopo domani, che si terrà a Maracaibo, vicina al confine tra i due stati e da dove partono decine e decine di camion ogni giorno, pieni di merci da esportare illegalmente verso la Colombia.
Il fenomeno, stando a un deputato vicino al governo, riguarderebbe ormai oltre un terzo delle merci importate. A causa della politica dei prezzi amministrati e tenuti artificiosamente a livelli infimi, i produttori locali nel Venezuela non hanno incentivo a vendere nel paese ed esportano le merci all’estero, dove potranno vendere a prezzi ben più alti, ma privando così i venezuelani di circa un quarto dei beni monitorati.
Non è un caso che nel paese sia esplosa una violenta inflazione, pari al 56,4% alla fine del 2013, dovuta alla scarsità di beni e servizi venduti, a sua volta conseguenza diretta dei prezzi imposti dal governo.
E sempre a partire da questo fine settimana, Maduro ha imposto prezzi “equi” sulle merci, invitando commercianti e casalinghe a rispettarli. Anche i beni importati dall’estero dovranno essere venduti in Venezuela a un prezzo ritenuto giusto dal governo, in linea con i costi sostenuti per le importazioni.
La crisi del bolivar, intanto, continua. Sul mercato nero, il tasso di cambio con il dollaro si ha a oltre 11 volte più basso di quello ufficiale, pari a 6,3.