Il Consiglio dei ministri ha varato formalmente il provvedimento per la privatizzazione di Poste Italiane e Enav. Obiettivo: incassare intorno ai 6 miliardi per ridurre il debito pubblico. Di questi, almeno 4,8 dovrebbero derivare dalla privatizzazione della sola Poste, il cui valore è stimato tra i 10 e i 12 miliardi di euro, anche se dallo stesso Tesoro non è stato escluso che sia valorizzata fino ai 14-15 miliardi. Infatti, nel 2010, Deutsche Bank valutò Poste Italiane 10 miliardi, quando la Cdp cedette al Tesoro la sua quota, consentendogli di salire al 100% della società.
Poste Italiane ha chiuso l’ultimo bilancio approvato, quello sull’esercizio 2012, con un utile di un miliardo e un fatturato di 24 miliardi, mentre l’indebitamento finanziario netto risulta molto contenuto, pari a 2,2 miliardi di euro ala fine del primo semestre del 2013.
Entro i prossimi 5-6 mesi, saranno offerte sul mercato le azioni per il 40% del capitale. C’è una novità, che riguarda i 144 mila dipendenti delle Poste: si era detto fino a ieri che il governo avrebbe offerto loro azioni gratuite, pari al 4-5% del capitale quotato. Ieri, invece, si è precisato che le azioni che saranno loro offerte con l’IPO (Initial Public Offering) saranno a sconto, ma non gratuite.
La cessione potrà avvenire anche in più fasi. E’ probabile che molto dipenderà dalle condizioni del mercato. In ogni caso, il premier Enrico Letta ha voluto ribadire che il controllo rimarrà nelle mani dello stato, che continuerà a possedere il 60% di Poste e il 51% di Enav. In quest’ultimo caso, infatti, dovrebbe essere venduto ai privati fino al 49%, ma non è detto che sarà seguita la procedura dell’IPO, come per Poste, perché si potrebbe andare anche alla trattativa diretta.