Il Centro studi di Confindustria (CsC) ha diramato gli ultimi dati allarmanti sulle banche italiane, che confermano l’aggravarsi del “credit crunch” in Italia e delle sofferenze bancarie. A novembre del 2013, i crediti deteriorati erano arrivati a 149,5 miliardi di euro, il 22,76% in più su base annua. In particolare, le esposizioni a rischio verso le imprese sono cresciute in un anno da 81,6 a 103,1 miliardi, mentre quelli verso le famiglie da 27,5 a 31,5 miliardi. Allo stesso tempo, è cresciuto anche il peso delle sofferenze bancarie sull’ammontare complessivo dei prestiti erogati, passando dall’8,20% del novembre 2012 al 10,54% del novembre 2013.
E alla fine del 2010, le sofferenze erano di appena 77,8 miliardi, per cui in meno di tre anni si è avuto un loro incremento del 92,15%, pari a +71,7 miliardi.
E nel frattempo, il “credit crunch”, ossia la forte contrazione dei prestiti a famiglie e imprese, si è aggravato. A novembre del 2013 risultavano erogati 66,2 miliardi di euro in meno, rispetto allo stesso mese del 2012, per un calo del 4,46%. Nel dettaglio, risultavano prestiti alle famiglie per -9,2 miliardi e per -57 miliardi alle imprese.
Colpite tutte le tipologie di finanziamento, dai prestiti a breve, media e lunga durata al credito al consumo, i prestiti personali, passando per i mutui casa.
In sostanza, le banche hanno reagito e continuano a reagire all’impennata delle sofferenze, riducendo le esposizioni verso il settore privato e rifugiandosi nei titoli di stato, che oltre ad essere sicuri, sono anche diventati in questi ultimi tre anni abbastanza remunerativi. A novembre dello scorso anno, infatti, risultavano in possesso delle banche italiane ben 402,9 miliardi tra BoT, BTp, CTz e CcT.