Telecom Italia fa ancora discutere. Dopo l’infuocata assemblea del 20 dicembre scorso, dove attorno alla mozione Fossati per la revoca del cda si è compattato ben il 23% del capitale, adesso l’azionista a capo di Findim attacca anche su un’altra questione calda: la cessione di Tim Brasil. Con una lettera inviata al consiglio di amministrazione, al collegio sindacale e alla Consob, Marco Fossati ha da un lato giudicato un errore la vendita dell’asset brasiliano, perché limiterebbe le ambizioni di rilancio della compagnia italiana, dall’altro ha indicato in 30 miliardi di euro la stima sul valore della partecipata al 67%.
Quindi, Telecom Italia dovrebbe vendere eventualmente Tim Brasil a non meno di 18-20 miliardi, secondo Fossati. Una valutazione doppia rispetto ai massimi finora indicati dai vari studi
Per l’azionista al 5% di Telecom, tale maggiore valore sarebbe dovuto alle sinergie da “break-up” e alle prospettive di crescita dell’economia carioca e del mercato mobile del paese sudamericano.
Si è appreso, intanto, che nei giorni scorsi il magnate messicano Carlos Slim, secondo uomo più ricco al mondo dopo Bill Gates, proprietario di America Movil e a capo di Claro in Brasile, avrebbe avanzato un’offerta per rilevare la controllata Telecom, ma gli spagnoli di Telefonica avrebbero resistito, non volendo consegnare un pezzo di mercato a un concorrente temibile.
Sul futuro di Telecom pesa anche il riassetto della rappresentanza in cda, con i piccoli azionisti di Asati e lo stesso Fossati che chiedono una riforma dello statuto, per introdurre un sistema di voto proporzionale con il metodo D’Hondt, eliminando quello attuale, che prevede l’assegnazione dei 4/5 dei componenti del cda alla lista di maggioranza.