Si accentua il “credit crunch” italiano. Stando ai dati della Banca d’Italia per il mese di novembre, i prestiti alle famiglie e alle imprese hanno subito un calo annuo più marcato che in ottobre, pari al -4,3% dal -3,7%. In particolare, gli impieghi verso le famiglie sono diminuiti dell’1,5% (-1,3% ad ottobre), mentre quelli alle imprese hanno subito un crollo del 6% (-4,9%). Si è trattato del dato peggiore dall’inizio delle rilevazioni nel 2001, a conferma che le prospettive di ripresa dell’economia italiana sono tutt’altro che confermate.
E un altro indice del “credit crunch” si ha con le sofferenze bancarie, ancora sui massimi degli ultimi 15 anni, cresciute a novembre del 22,8% su base annua, in lievissimo calo dal +22,9% di ottobre, pari a oltre 140 miliardi di euro.
E se il credito al settore privato continua a diminuire, non vale la stessa cosa per lo stato. Al contrario, sempre a novembre si è registrato il record storico di bond sovrani italiani in possesso delle nostre banche, che hanno raggiunto il controvalore di 402,9 miliardi di euro, in aumento di quasi tre miliardi e mezzo dai 399,5 miliardi di ottobre.
In particolare, risultavano in pancia agli istituti 37 miliardi di BoT, 62 miliardi di CcT, 44 miliardi di CTz e 248 miliardi di BTp.
Il dato è preoccupante, perché dimostra come le nostre banche continuino a impiegare la loro liquidità in titoli privi di rischio, come i bond pubblici, anziché destinarli agli investimenti nell’economia reale, segno di una sfiducia verso il settore privato, che non accenna a diminuire e che è essa stessa una concausa della crisi dell’economia italiana.