Si terrà oggi il consiglio di amministrazione di MpS, che si preannuncia ad alta tensione. Il board è chiamato ad esprimersi sulla proposta di delibera che la Fondazione intende presentare nell’assemblea convocata per il 27 del mese, a integrazione della proposta del manager per l’aumento da tre miliardi. Palazzo Sansedoni punta a rinviare l’aumento a dopo il 12 maggio, mentre il presidente Alessandro Profumo e l’ad Fabrizio Viola sono decisi a non mollare sui tempi, chiedendo agli azionisti di approvare una ricapitalizzazione da attuarsi entro il primo trimestre dell’anno prossimo.
Per questo, la Fondazione minaccia di non votare l’aumento di MpS e avrebbe i numeri per bloccarlo. In quel caso, la banca sarebbe quasi certamente nazionalizzata, visto che i tre miliardi della ricapitalizzazione servirebbero a Profumo per rimborsare i tre quarti dei 4,07 miliardi dei Monti-bond sottoscritti dal Tesoro a febbraio al tasso non certamente di favore del 9% annuo (+0,5% ogni due anni).
La Fondazione oggi non dovrebbe avere i numeri per fare passare in cda la sua proposta di delibera, visto che dei sei consiglieri in sua rappresentanza sui dodici totali, due sono proprio Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, i due manager con cui si sta realizzando un durissimo scontro.
La Fondazione teme di non essere in grado di cedere sul mercato almeno parte del suo pacchetto del 33,5% di MpS, visto che necessita di rimborsare i 339,15 milioni di debito residuo. Per questo chiede il rinvio dell’aumento, ma che Profumo ritiene essenziale attuare nei primissimi mesi dell’anno, visto l’importo altissimo dell’operazione e dati anche gli accordi con le banche del consorzio di garanzia, guidate da Ubs, le quali non accetterebbero un rinvio oltre la data del 31 gennaio.