La Fondazione MpS ha ufficializzato la sua posizione in merito all’aumento da tre miliardi di euro che la banca intende completare entro il primo trimestre del 2014. La Deputazione amministratrice di Palazzo Sansedoni ha votato all’unanimità la proposta di integrare la mozione sull’aumento in assemblea degli azionisti con la richiesta di un rinvio dell’aumento stesso, che ad avviso della Fondazione non dovrebbe essere varato prima del 14 maggio. Il tempo necessario per consentire all’Ente di cedere parte del suo 33,5%, indispensabile per il saldo dei 340 milioni di debito residuo. Senza l’accoglimento di tale richiesta di rinvio, la Fondazione voterà contro l’aumento di capitale di MpS.
A questo punto, essendo decisivo il voto dell’azionista di maggioranza, se non si arrivasse a un accordo tra i manager della banca e l’Ente prima dell’assemblea, la bocciatura della ricapitalizzazione imposta dalla Commissione europea porterebbe dritti al commissariamento della banca e alla successiva nazionalizzazione.
Lo stesso rinvio peserebbe per alcune decine di milioni di euro sulle casse di MpS, in quanto sposterebbe di almeno 2-3 mesi il rimborso di 3 dei 4,07 miliardi di Monti-bond, su cui grava una cedola annua del 9%. L’aggravio per Rocca Salimbeni potrebbe consistere in una quarantina di milioni.
La Fondazione, dal canto suo, teme di non essere in grado di cedere il pacchetto sul mercato o a investitori specifici e guarda con apprensione al tracollo del titolo in borsa, visto che oggi ne vale appena 16 centesimi e se si dovesse scendere sotto la soglia dei 12 centesimi, le banche creditrici potrebbero escutere oltre il 9% di MpS, detenuto dall’Ente e concesso in pegno sul debito.