Le agenzie Bloomberg e Reuters hanno battuto ieri la notizia che il Tesoro potrebbe presto cedere la sua quota in Eni, pari al 4,3%. Tale partecipazione sarebbe stimata intorno a 2,7 miliardi di euro, tenendo conto della capitalizzazione complessiva di 64 miliardi di euro a Piazza Affari del Cane a sei zampe. La cessione sarebbe pari all’intera quota detenuta direttamente dal Tesoro in Eni, mentre resterebbe ancora la partecipazione del 25,76% in mano alla Cdp. Sempre secondo le agenzie, l’iter delle dismissioni potrebbe partire formalmente dalla prossima settimana. Ricordiamo che oltre ad Eni, è prevista la cessione di quote del Tesoro in Terna e Fincantieri.
L’obiettivo sarebbe la riduzione dell’immensa montagna del debito pubblico, che ha raggiunto il 133% del pil. Ma immediato è arrivato l’allarme dei sindacati. Il segretario di Ugl Chimici, Luigi Ulgiati, dichiara che se l’indiscrezioni fosse confermata, significherebbe la messa sul mercato di un gioiello dell’industria italiana, con il rischio connesso alla vendita di un asset strategico nazionale. Il sindacalista invita anche a tenere in considerazioni l’interesse dei 30 mila dipendenti del gruppo.
Non prevista, invece, la privatizzazione di Enel e Fincantieri. Sempre in tema di dismissioni, ieri il presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, ha annunciato che la Cdp potrebbe conferire il suo 29,9% in Terna alla Cdp Reti, per poi cedere sul mercato una quota minoritaria di quest’ultima, detenuta attualmente al 100% dalla Cdp stessa. Sempre Bassanini ha puntualizzato che è improprio parlare di privatizzazione di Terna, perché il 29,9% in mano alla Cdp non appartiene allo stato.