I risultati dello studio “Indici e dati” dell’Ufficio Studi di Mediobanca fotografano il tracollo di Piazza Affari tra le borse nel mondo. In soli dieci anni, Milano è passata dall’undicesimo al ventitreesimo posto per capitalizzazione, essendo scivolata al 30 giugno di quest’anno a 353 miliardi di euro. L’incidenza di Piazza Affari sulla ricchezza borsistica di tutto il pianeta è di appena lo 0,9%. Meglio di noi fanno anche le borse di Kuala Lumpur e Jakarta. In dieci anni, Milano ha registrato un -5,6%, maglia nera. Peggio di noi ha fatto solo la Borsa di Atene, che ha registrato un -35%, mentre Madrid è salita del 59% e Francoforte ha messo a segno un boom del 129%.
Scende, poi, il peso delle banche a Piazza Affari. Se nel 2007 capitalizzavano 214,11 miliardi, alla fine del primo semestre di quest’anno si erano ridotte a quotare complessivamente 61,77 miliardi, crollando da un’incidenza del 29,6% a una di appena il 17,5%. Parimenti, il peso dei titoli industriali è salito dal 60,8% al 74%, ma in termini di capitalizzazione a Piazza Affari sono crollati da 440 a 261 miliardi. In sostanza, il loro peso è cresciuto solo perché sono crollati meno delle banche.
Sempre nel 2007, le banche avevano distribuito 11,8 miliardi di dividendi, pari al 39% degli utili distribuiti complessivamente dalle società quotate. Nel 2013, hanno staccato appena 1,6 miliardi, il 12,1% del totale.
Male anche il confronto tra il rendimento di Piazza Affari e quello dei nostri titoli di stato dal 1996 ad oggi. Solo in otto casi, Milano ha fatto meglio e nel periodo complessivamente considerato, soccombe ai BoT. Infine, prendendo in considerazione l’andamento della borsa dal 1928 ad oggi, il rendimento medio annuale è stato del 6,4%, inferiore all’8,8% medio di inflazione.