Il Consiglio federale svizzero ha comunicato che a partire dall’1 novembre di quest’anno entrerà in vigore la legge sulla rimozione del segreto bancario. Gli istituti elvetici saranno obbligati a fornire alle autorità inquirenti straniere le informazioni che sino ad oggi sono state considerate coperte dal segreto bancario, con la sola eccezione di quelle che potrebbero cagionare una lesione dell’interesse nazionale e dell’ordine pubblico. Pertanto, è finita un’era storica, che ha visto la Svizzera meta di centinaia di miliardi di euro di flussi di capitali, anche dovuti in buona parte all’assoluto rispetto della privacy di cui i titolari hanno goduto.
La rimozione del segreto bancario è la conseguenza delle pressioni internazionali su Berna, la quale negli ultimi anni è stata costretta a firmare diversi accordi bilaterali per risarcire una tantum i governi di alcuni stati dei flussi di capitali nel paese, sfuggiti al loro fisco.
Già oggi, per non incorrere nelle ire del fisco americano o di altri paesi, Crédit Suisse e Ubs richiedono per l’apertura di un conto da parte di un cliente straniero la dimostrazione della comunicazione allo stato d’origine, come l’esibizione del rigo RW della dichiarazione dei redditi per i cittadini italiani.
Nonostante l’addio al segreto bancario, potrebbe forse essere ancora possibile fare i “furbi”, perché basterebbe intestare un conto in Svizzera a un fiduciario residente in un paradiso fiscale. Peraltro, bisogna anche vedere se la rimozione del segreto bancario riguarderà anche i conti delle filiali degli istituti svizzeri, ma all’estero. Se così non fosse, basterebbe spostare un conto (con la complicità, magari, della banca stessa), presso una filiale estera.