Il governo starebbe mettendo mano a una timida riduzione del cuneo fiscale, ossia all’abbassamento delle tasse sul lavoro, che oggi rappresentano una forchetta molto ampia tra quanto eroga il datore di lavoro al dipendente e quanto quest’ultimo effettivamente percepisce in busta paga. L’ipotesi sarebbe di destinare circa 3 dei 4,5 miliardi di fondi racimolati per abbattere l’Irpef sui redditi da lavoro fino a 55 mila euro lordi. Si tratterebbe di una platea di quasi 20 milioni di lavoratori. Se fossero compresi anche i cosiddetti “incapienti”, ossia coloro che presentano un reddito fino a 8 mila euro lordi all’anno, rientrando nella “no tax area” e non avendo nemmeno l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi, il beneficio per la riduzione del cuneo fiscale sarebbe di 150 euro mediamente per busta paga. E arriverebbe a 185 euro nel caso in cui gli incapienti non fossero beneficiati dalla misura. La riduzione dell’Irpef dovrebbe avvenire tramite l’aumento delle detrazioni fiscali.
I tre miliardi stanziati dal governo sarebbero di gran lunga inferiori ai 10 miliardi invocati da Confindustria subito per abbattere il cuneo fiscale, anche se l’operazione potrebbe realizzarsi anche negli anni a seguire fino al 2016, potenzialmente superando la cifra richiesta dagli industriali.
Alle imprese, invece, dovrebbero andare meno di due miliardi. Si parla di concentrare le risorse in favore dell’abbattimento dell’Irap per chi assume lavoratori a tempo indeterminato, magari potenziando le misure già previste con la legge di stabilità dello scorso anno e che dovrebbero entrare in vigore dal 2014. Si tratterebbe di deduzioni da 7.500 euro all’anno e che arrivano fino a 21 mila euro nel caso di under 35 donne e in regioni svantaggiate.