Alla fine, il socio pubblico lo hanno trovato. Nel capitale di Alitalia entrerà Poste Italiane guidata dall’ad Massimo Sarmi, che inietterà nella compagnia di bandiera 75 milioni su 300 milioni di aumento previsto, ottenendo una quota tra il 10 e il 15%. Lo ha confermato lo stesso governo, con il ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi, che si è detto soddisfatto dell’accordo. Il varo dell’aumento di capitale dovrebbe arrivare entro stasera e sempre entro oggi è previsto anche l’ok ufficiale di Poste all’operazione. In assenza della ricapitalizzazione, Alitalia dovrà portare all’Enac la licenza di volo, ottenendo solo un permesso temporaneo, per poi rimanere a terra definitivamente. Lo ha chiarito Vito Riggio, presidente dell’Enac, ribadendo che questa è la normativa comunitaria prevista per questi casi.
L’accordo caldeggiato dal governo prevede anche una nuova linea di credito delle banche per 200 milioni, portando così a 500 milioni la liquidità complessiva che la compagnia riceverà nelle prossime ore. Sufficiente per varare un piano minimo di rilancio industriale, anche se il debito schizzerà a 1,5 miliardi e gli esercizi saranno gravati maggiormente dagli oneri relativi.
Il caso Poste Italiane in Alitalia riecheggia un accordo simile tra Deutsche Post e Lufthansa in Germania. Ma nel nostro caso, tutto sembra essere improvvisato come sempre. Le Poste entrano nei cieli italiani solo dopo che il governo aveva provato a sollecitare l’ingresso della Cdp o di una delle sue controllate (Fsi, Sace, Fintecna), rivolgendosi successivamente anche alle Ferrovie dello Stato, ma riscontrando parere negativo in tutti i casi.
L’alleanza Poste-Alitalia servirà solo a rafforzare il peso dell’Italia nell’inevitabile operazione di vendita della compagnia ai francesi di Air France-Klm.