In assenza di un decreto per bloccare l’aumento dell’IVA al 22%, da domani scatta l’aumento di un punto percentuale per l’aliquota più alta. L’ultimo aumento risale allo scorso anno, quando l’IVA fu innalzata dal 20 al 22%. Il blocco dell’aliquota fino alla fine dell’anno costerebbe allo stato un miliardo di minori entrate, che il governo non è stato in grado ad oggi di trovare altrove. E il blocco strutturale, ossia definitivo, implicherebbe 4,2 miliardi di euro in meno all’anno per le casse dello stato. Ma la misura sarà una stangata per famiglie e imprese commerciali. Secondo Codacons, l’impatto è stimato dai 200 alle 350 euro in più per famiglia, pesando maggiormente attraverso un rincaro dei beni e servizi, specie degli alimentari e traducendosi in un rialzo dell’inflazione.
Preoccupata anche Confcommercio, che parla della necessità che il governo non reperisca risorse con la leva fiscale, data la crisi dei consumi, ormai in atto da tempo.
Gli ultimi dati parlano di un calo dei consumi nel mese di luglio dello 0,9% su base annua e dello 0,3% su giugno, trattandosi del tredicesimo calo consecutivo, portando il livello dei consumi al novembre del 2001 a quota 95,3.
Difficile, a questo punto, scongiurare l’aumento, data la paralisi politica del governo nazionale. Per la Cgia, l’IVA al 22% porterà a una ulteriore caduta dei consumi delle famiglie, destinati a scendere nel 2013 del 3% su base annua.
Dovrebbe essere scongiurato almeno l’aumento delle accise, che si era ipotizzato di 2 centesimi al litro sui carburanti, quale forma di compensazione per il minore gettito previsto dal blocco dell’IVA. Tuttavia, anche su benzina, diesel e gas vi sarà un impatto negativo, visto che anche su questi beni si applica l’IVA.