Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, fa dietrofront sull’aumento dell’IVA. Dopo avere minacciato le dimissioni, qualora le forze politiche avessero bloccato l’aumento previsto dall’1 ottobre, ieri il ministro ha cambiato musica e dagli studi di La7, ospite alla trasmissione Otto e Mezzo di Lilli Gruber, ha affermato che il blocco ci sarà e ha promesso che sarà trovato il miliardo per coprire il rinvio dell’aumento fino alla fine dell’anno. Ovviamente, nei tre mesi rimanenti servono altre coperture, visto che dall’1 gennaio del 2014 la misura varrebbe a regime 4,2 miliardi all’anno.
Ma la ricerca delle coperture non sarà né semplice, né indolore. Lo dice esplicitamente Saccomanni, con il Tesoro che lascia trapelare la notizia che almeno parte del mancato gettito dovrebbe derivare dall’aumento delle accise sulla benzina di qualche centesimo al litro.
E i dolori non sono finiti. Resta il problema della copertura della soppressione della seconda rata dell’IMU a dicembre, il cui costo è stimato in 2,5 miliardi. Sul punto, Saccomanni ha voluto smentire le voci per cui a dicembre sarebbe stato introdotta una sorta di anticipo sulla Service Tax del 2014, che sarebbe stata una beffa per il contribuente. La richiesta era arrivata dal PD, ma pare che sia destinata a non essere presa in considerazione.
Il decreto di oggi in arrivo al Cdm dovrebbe comprendere qualche dismissione di immobili pubblici, che saranno ceduti alla Cdp, oltre a qualche taglio lineare della spesa pubblica, forse con esclusione solo di scuola e università. Su tutto prevale il limite del 3% del deficit sul pil, con l’Italia che tendenzialmente si avvia a sforare al 3,1%. Serve, quindi, qualche altro miliardo e mezzo per correggere la tendenza. Congiuntura permettendo.