Niente da fare. Per la seconda volta consecutiva è stata fumata nera alla Fondazione MpS, la cui Deputazione Generale era chiamata ieri a nominare la nuova deputazione amministratrice e il successore alla presidenza di Gabriello Mancini. Se ne riparlerà nei prossimi giorni, anche se il presidente uscente ha rassicurato che il ritardo con cui stanno avvenendo le nomine sarebbe il segnale che a Siena si vorrebbero trovare scelte condivise. Ancora in bilico, quindi, il nome di Francesco Maria Pizzetti, già consigliere di Romano Prodi tra il 1996 e il 1998, individuato dal sindaco renziano del PD, Bruno Valentini, quale nuovo presidente della Fondazione MpS, ma osteggiato dal resto del partito.
Gli scontri interni al PD stanno paralizzando Palazzo Sansedoni, anche se bisogna fare i conti con 350 milioni di debiti e un disavanzo di 190 milioni del 2012, che saranno coperti con la cessione di una quota importante del 33,5% della banca ancora nelle mani della Fondazione MpS, che scenderebbe così al 20% circa. Senza contare che l’aumento di capitale previsto entro il 2015 e senza diritto di opzione potrebbe fare scendere il socio di controllo anche al 10%.
Ieri, era circolato il nome di Lorenzo Bini Smaghi quale nuovo presidente, ma l’ex banchiere della BCE si sarebbe rifiutato. Si vocifera che il PD locale avrebbe un nome a sorpresa, mentre si apprende che un professionista molto noto in città si sarebbe auto-candidato, fatto possibile e previsto dallo Statuto.
A questo punto, la data in cui si potrebbe giungere a un compromesso viene spostata al 27 di agosto, quando si riunirà il consiglio.