In Giappone, il pil del secondo trimestre è cresciuto meno del previsto. Su base annua, l’incremento è stato del 2,6% dal +3,8% del primo trimestre, mentre a livello trimestrale si è registrata una crescita dello 0,6%, in rallentamento del +0,9% dei primi tre mesi dell’anno. Ma anche la produzione industriale ha registrato a giugno un calo mensile del 3,1%, inferiore al -3,3% della stima preliminare. Si tratta del primo caso m/m da gennaio. Su base annua, la contrazione è stata del 4,6%. Il governo, tuttavia, parla di ripresa moderata dell’economia, prevedendo che a luglio vi sarà un balzo della produzione del 6,5%, per scendere dello 0,9% ad agosto.
Quanto alle componenti della crescita, la spesa per consumi privati è aumentata dello 0,8% sul trimestre precedente, così come anche la spesa pubblica. In lieve flessione la spesa per investimenti in capitale delle imprese (-0,1%), mentre le esportazioni hanno apportato un altro 0,2% alla crescita in Giappone.
A questo punto, il governo Kuroda è chiamato a pronunciarsi definitivamente sul capitolo IVA. Il premier ha già previsto di aumentarla dal 5% all’8% nella primavera del 2014 e al 10% nel 2015. Gli economisti temono che ciò impatti negativamente sulla crescita, che sta attecchendo solo da pochi mesi. Si ricorda, poi, che il Giappone si trova in stagnazione economica e in deflazione sin dal 1997, anno in cui l’IVA fu innalzata dal 3% al 5%. In ogni caso, il rinvio della misura non sarebbe sostenibile per le finanze nipponiche, tranne che non si intervenga sui capitoli di spesa. Il debito pubblico ha appena toccato il milione di miliardi di yen (intorno al 240% del pil), con il rischio che i mercati prendano di mira Tokyo, qualora intuissero una politica fiscale ancora più espansiva di quella attuale.