Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha pubblicato sul sito del ministero le nove ipotesi di riforma dell’IMU, di cui si sta discutendo in queste settimane. Diverse le logiche dietro alle varie strade che il governo potrebbe imboccare, ma in ogni caso sarà molto difficile trovare un’intesa all’interno della maggioranza su una riforma complessiva della tassazione sugli immobili. Il PDL chiede il rispetto dei patti, vale a dire la cancellazione dell’IMU sulle prime case, senza se e senza ma. Diversa l’impostazione del PD, che vuole solo una “rimodulazione” dell’IMU, ma non l’abrogazione. Il governo potrebbe spingere per la cosiddetta “Service Tax”, un’ipotesi che farebbe rientrare dalla finestra il balzello, caricandolo anche sugli inquilini. In sostanza, l’IMU non sarebbe più una tassa sugli immobili, ma un’imposta municipale per il finanziamento dei servizi locali, comprensiva anche della Tares, da fare pagare non solo ai proprietari di immobili, bensì pure agli inquilini, in quanto usufruiscono dei servizi comunali legati alla casa.
Il gettito dell’imposta sulle prime case vale 3,9 miliardi di euro. A questo deve aggiungersi una perdita di 4,2 miliardi di mancati introiti per il non aumento dell’IVA dal 21% al 22%. Sul bilancio del 2013, quindi, la perita complessiva per lo stato sarebbe di 3,9 + 2,1 miliardi (l’aumento IVA valeva a partire da luglio), cioè 6 miliardi. A partire da gennaio del prossimo anno, invece, si sale a 8,1 miliardi.
Qualche certezza si ha solo sul fatto che la prima rata di giugno dell’IMU, sospesa dal governo Letta, non dovrebbe essere più fatta pagare a settembre. Insomma, la cancellazione ci sarebbe, almeno per quella. Per il resto, si attende la riforma complessiva della tassazione sugli immobili, che dovrebbe arrivare al consiglio dei ministri del 31 agosto, in cui rientrerebbe anche la revisione dei valori catastali, adeguati ai prezzi di mercato.