Inizia una nuova era in MpS. La Fondazione ha votato ieri in favore della rimozione del tetto del 4% nell’esercizio dei diritti di voto in assemblea. Un limite, che ad oggi ha disincentivato l’ingresso di nuovi soci privati e ha evitato che la banca fosse scalabile, visto che solo la Fondazione possiede per statuto il diritto di esercitare il voto in assemblea, sulla base del capitale detenuto. Così, dopo il Comune di Siena, adesso anche l’azionista di controllo di MpS ha dovuto accettare, suo malgrado, quanto chiesto dal Tesoro e da Bruxelles. In particolare, l’Europa dovrà esaminare nei prossimi giorni la legittimità dei cosiddetti “Monti-bond” da 4 miliardi, emessi a fine febbraio dall’istituto e sottoscritti dallo stato. In cambio, però, la Commissione pretende la rimozione dallo statuto di una norma chiaramente discriminatoria e volta a salvaguardare l’assetto proprietario attuale, ossia il potere di controllo della Fondazione.
Per la rimozione vera e propria si dovrà attendere giovedì, quando sarà l’assemblea degli azionisti a ratificare definitivamente il passaggio alla nuova MpS, il cui titolo è balzato ieri a Piazza Affari dell’1,8% a 0,2138 euro, grazie alla previsione dell’ingresso di nuovi capitali privati.
L’assemblea è anche chiamata a fissare alcuni limiti di età per le cariche più importanti di Siena: 75 anni per i consiglieri di amministrazione, 70 anni per il presidente del cda, 67 per l’amministratore delegato.
Lo stato finanziario di MpS è tutt’altro che in sicurezza. La terza banca italiana ha chiuso il primo trimestre con un rosso di 100 milioni di euro.