Il Tesoro è riuscito a collocare tutti i 9,5 miliardi di euro in BoT a un anno e a 160 giorni, come si era prefisso alla vigilia. Un compito non del tutto scontato, dopo l’ennesimo “downgrade” di Standard & Poor’s della sera prima, quando i nostri titoli del debito pubblico erano stati declassati a BBB, due livelli sopra “junk”. Eppure, è stato fatto il pieno. In particolare, sono stati piazzati titoli con scadenza a 12 mesi al rendimento medio lordo dell’1,078%, in crescita dallo 0,96% del mese di giugno. La domanda è stata molto sostenuta, con un rapporto di copertura di 1,56, in aumento dall’1,49 del mese precedente. Piazzati anche tutti i 2,5 miliardi di BoT “flessibili”, con scadenza a 160 giorni, nel mese di dicembre del 2013. Il rendimento medio lordo è stato, in questo caso, dello 0,599%, mentre il rapporto di copertura è risultato alto, pari a 1,81.
Ad avere dato una mano ai nostri bond è stata la concomitante scadenza di 10,6 miliardi di BoT. Ciò ha allentato le tensioni, anche perché la domanda è stata auto-alimentata dai titoli che sono arrivati in scadenza.
E’ un fatto, però, che i titoli a un anno siano tornati sopra il rendimento dell’1%. Non si tratta solo e tanto dell’effetto S&P, che per gli analisti sarebbe molto marginale, quanto del ritorno delle tensioni sui mercati, in seguito all’annuncio della Fed del mese scorso di un possibile “tapering” del QE3.
Lo spread ha chiuso in zona 280 punti base per la scadenza decennale, con i BTp a dieci anni che rendono ormai quasi stabilmente intorno al 4,4%, quando a maggio erano arrivati a rendere circa il 3,8%.
E oggi tocca all’asta dei BTp a 3 e 30 anni. Un appuntamento importante, per valutare la reazione degli investitori sui titoli di lunga scadenza.