Fiat ha chiesto ai sindacati del fondo Veba l’esercizio della terza call option sottoscritta nel 2009 e relativa a un 3,3% di Chrysler. Stando ai calcoli del Lingotto, tale pacchetto dovrebbe essere acquisito per 254,7 milioni di dollari. L’importo scaturisce da un multiplo dell’Ebitda di Detroit, stando agli ultimi quattro trimestri pubblicati, anche se non superiore a quello di Fiat, detratto il debito industriale. A tale cifra bisogna sottrarre il cosiddetto “contingent value rights settlement price”, non inferiore al 10% del prezzo di esercizio. Con l’ulteriore 3,3%, Fiat salirà al 68,49% di Chrysler. Va detto che la Corte di Dalaware dovrà pronunciarsi il 26 settembre sul ricorso di Torino contro Veba per la valutazione del secondo esercizio della call option di Fiat e relativo sempre a un 3,3% della casa di Detroit.
E ieri, l’ad Sergio Marchionne, in occasione dell’incontro dell’Unione Industriale di Torino, ha spiegato che la partecipazione di Fiat in Rcs è considerata strategica e che ciò giustifica l’accrescimento della quota dal 10% al 20,135% del gruppo editoriale, in seguito all’aumento di capitale di quest’ultimo. Il manager italo-canadese ha anche elogiato il presidente John Elkann, sostenendo che Rcs con lui sarebbe in buone mani.
Ma la battaglia per il controllo del gruppo editoriale è tutt’altro che cessata. Da domani inizia l’asta dei diritti inoptati, pari al 15% del totale e che potrebbero essere comprati tutti da Diego Della Valle, come annunciato nei giorni scorsi. L’imprenditore di Tod’s è intenzionato, infatti, a spiazzare Fiat dalla posizione di primo socio di controllo e se realmente acquistasse tutti i diritti rimasti inoptati, la sua quota salirebbe dall’attuale 8,81% a oltre il 20%, similmente al Lingotto.