Il consiglio di amministrazione di Monte Paschi di Siena ha approvato due giorni fa la proposta da presentare all’assemblea dei soci, convocata per il 18 e il 19 luglio, di rimuovere il tetto del 4% all’esercizio del diritto di voto da parte degli azionisti e che ad oggi viene imposto loro, indifferentemente dalla quota di capitale azionario posseduta, con la sola esclusione della Fondazione MpS, prevista per statuto. Un provvedimento, che se i soci approvassero tra un mese, potrebbe dare vita a una piccola rivoluzione dentro la banca, in quanto la Fondazione non ha più la maggioranza assoluta del capitale, essendo scesa al 33,5%, per cui potrebbe ritrovarsi anche minoranza tra gli azionisti, pur godendo ancora della maggioranza in cda. E tale misura potrebbe allettare capitali in ingresso, ad oggi rimasti alla finestra, per via dell’impossibilità di esercitare il controllo di Rocca Salimbeni.
Ma il nuovo sindaco di Siena, Bruno Valentini, non ci sta e chiede ai vertici bancari di non allentare il legame con il territorio, così come si scaglia contro la decisione dell’Ente di procedere a una riduzione del numero delle nomine effettuate da comune e provincia per il suo cda. Scendono, infatti, da 13 a 6 i componenti di Palazzo Sansedoni, che potranno essere nominati dal sindaco di Siena (4) e dal presidente della provincia di Siena (2). Il numero complessivo dei consiglieri, poi, viene tagliato da 16 a 14.
Tramite la Fondazione, che è azionista di maggioranza in MpS, la politica senese ha potuto controllare la banca e nominarne i vertici. Adesso, il legame si allenta, per quanto rimanga fortissimo, potendo ancora affievolirsi, qualora l’Ente decidesse di ridurre ulteriormente la sua quota, al fine di ridurre il debito. Si è parlato nei mesi scorsi di una partecipazione non oltre il 20%, quindi, si andrebbe verso quasi un dimezzamento.