Sono due i principali offerenti per l’asta di oggi di La Perla, la società di lingerie, il cui destino è nelle mani del giudice del Tribunale di Bologna. Sono stati depositati, infatti, i tre milioni di euro di garanzia sia da parte del gruppo veneto Calzedonia, sia anche dal fondo lussemburghese guidato da Silvio Scaglia (fondatore di Fastweb), Pacific Capital. In realtà, si fanno anche altri nomi, come l’israeliana Delta Galil Industries. Ad oggi, però, la proposta più forte è arrivata da Scaglia, che potrebbe soffiare da sotto il naso La Perla ai veneti, dopo che sembrava cosa fatta l’offerta presentata da loro un paio di settimane fa e che aveva visto il via libera dei sindacati.
Ma contro i 70 milioni di euro messi sul piatto da Calzedonia ci sono i 100 milioni di Scaglia, appena sotto i 107 milioni di fatturato dello scorso anno della società all’asta. E se i veneti si sono impegnati a riassorbire 437 dei 599 dipendenti, spingendo 149 lavoratori al prepensionamento e all’esodo, adesso il fondo ha rassicurato anche sul futuro di tutti i lavoratori, dopo avere previsto altri 10 milioni per il finanziamento del capitale circolante.
La basta d’asta parte da 45 milioni di euro. Si sa che Calzedonia avrebbe presentato un’offerta migliorativa, sebbene non stravolta nell’impianto.
La Perla è dal 2007 di proprietà del fondo americano Jh Partners, che non è stato in grado di valorizzarla. Anzi, il fatturato annuo è sceso dai 183 milioni di sei anni fa a 107 milioni dello scorso anno, mentre l’indebitamento è salito a 70 milioni, di cui 50 verso le banche.