In arrivo le misure del governo su nodi cruciali per l’economia italiana: pensioni, cassa integrazione e mercato del lavoro. Ieri, il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha annunciato alcune riforme, nel suo primo intervento alle Camere. Il ministro ha palesato l’idea di sminare il campo dei cosiddetti “esodati”, consentendo ai lavoratori di andare in pensione con 3-4 anni di anticipo, se in presenza di almeno 35 anni di contributi. Il meccanismo sarebbe il seguente: gli uomini, per i quali è prevista un’età di almeno 66 anni e sei mesi per andare in pensione, potranno anticipare l’uscita dal mondo del lavoro a 62-63 anni, ma con una penalizzazione sull’assegno, che cresce man mano che si abbassa l’età in cui si chiede di andare in pensione. Tale penalizzazione potrebbe arrivare all’8% a 62 anni. Per le donne è già prevista la possibilità di andare in pensione a 58 anni di età e 35 anni di contributi. In alternativa resta la possibilità della pensione di anzianità, ma per la quale la legge Fornero ha innalzato i requisiti a 42 anni e 5 mesi di contributi per gli uomini e a 41 anni e 5 mesi per le donne.
Capitolo cassa integrazione. L’esborso dovrebbe essere limitato a 800 milioni e le risorse dovrebbero arrivare dal fondo salario di produttività e da quello per la formazione finanziato dalle imprese. Si tratta di una fase di transizione, visto che la riforma Fornero prevede già il passaggio al 2017 verso un unico sistema di ammortizzatore sociale, l’Aspi.
Infine, più flessibilità per l’uso dei contratti a termine e di apprendistato. Il ministro Giovannini ha sottolineato come in una fase di contrazione dell’economia sarebbe inopportuno limitare l’uso dei contratti a tempo determinato con il cosiddetto “casualone” e altre rigidità, che si trasformano in minore occupazione, specie giovanile.