Per la prima volta dopo dieci anni, Apple ha riportato un utile in calo nel suo secondo trimestre fiscale, con una diminuzione su base annua del 18% a 9,55 miliardi di dollari, pari a 10,09 dollari per azione dagli 11,6 dollari di un anno prima. In crescita il fatturato dell’11% a 43,6 miliardi. Gli analisti si attendevano un utile a 9,5 miliardi e un fatturato di 42,3 miliardi. Pertanto, le attese sono state battute. Ma è un dato di fatto che dopo dieci anni si è riportato un profitto calante, cosa che ha allarmato i mercati, i quali non hanno premiato nemmeno la decisione del team di Tim Cook di aumentare la cedola del 15% a 3,05 dollari per azione, contro i 2,65 dollari dell’anno scorso. Ma il raffronto non ha una base consolidata di dati, visto che nel 2012 la società ha deciso di distribuire parte degli utili per la prima volta dal lontano 1995 e solo su minaccia di azioni legali da parte di alcuni soci azionisti.
La società ha anche annunciato l’aumento da 10 a 60 miliardi del piano di riacquisto delle proprie azioni, mentre gli utili accantonati e non distribuiti (il “tesoretto” della mela morsicata) sono cresciuti nel trimestre di 8 miliardi di dollari a un totale di 145 miliardi.
L’azienda potrebbe anche ricorrere all’indebitamento, spiega il ceo Tim Cook, su cui si addensano le nubi di un possibile passo indietro. Il rating della società è molto alto: AA+ per Standard & Poor’s e Aa1 per Moody’s, un solo gradino al di sotto della massima valutazione (AAA).
A potere travolgere Cook è, però, il tonfo del titolo in borsa, che ha perso qualcosa come quasi 300 dollari, dopo i massimi dei 700 dollari di settembre, bruciando 285 miliardi di dollari di capitalizzazione.