Italcementi chiuderà entro l’anno 9 cementerie su 17. Lo ha comunicato l’altro ieri il presidente Giampiero Pesenti, riconfermato insieme al figlio Carlo, amministratore delegato, alla guida della società. Secondo la relazione ai soci, chiamati ad approvare in seduta ordinaria il bilancio 2012, i consumi di cemento sono tornati ai livelli di fine anni Sessanta e la ripresa sembra allontanarsi, quando alcuni mesi fa pareva dovesse arrivare nel corso di questo esercizio. In ogni caso, spiega Pesenti, anche con la ripresa non si tornerà ai livelli massimi pre-crisi, ragion per cui il dimezzamento delle cementerie sarebbe un atto necessario.
Delle 17 attive a fine 2012, una era stata già venduta e altre due erano state trasformate in centri di macinatura. Delle 14 restanti, cinque saranno tenute in stand-by e utilizzate sulla base delle richieste del mercato e stando alle previsioni, solo due di queste dovrebbero lavorare nel 2013. Confermato, però, l’obiettivo del mantenimento delle quote di mercato.
Quanto alle attività estere, Italcementi punta su India, Thailandia e Marocco per quest’anno, mentre segnali positivi arriverebbero anche dagli USA, secondo il direttore generale Giovanni Battista Ferrario.
La società ha chiuso il 2012 con una perdita di 362,4 milioni (+91,2 milioni nel 2011), ma l’indebitamento finanziario netto risultava a fine 2012 1.998,3 milioni, in calo di 94,8 milioni. Sarà convocata un’assemblea straordinaria dei soci, che dovranno decidere sull’aumento di capitale da 500 milioni e sull’emissione per un pari importo delle obbligazioni convertibili in warrant, sempre per mezzo miliardo.
I soci hanno approvato il bilancio dell’esercizio 2012 e il dividendo da 0,06 euro per ciascuna azione ordinaria e di risparmio.