Si è conclusa l’offerta pubblica di acquisto lanciata dal costruttore romano Pietro Salini sulle azioni restanti di Impregilo (era già al 29,9%). Alla chiusura della seduta di ieri, ultima giornata utile per aderire, sono stati diffusi i risultati dell’operazione, che vedono i Salini conquistare l’86,5% del capitale, ben oltre il 66,67% minimo, necessario per giungere alla fusione senza intoppi. Decisiva, quindi, è stata l’adesione di Gavio, che pur riservandosi una quota dell’1,99% a titolo di “puro investimento”, ha ceduto il restante 28%, consentendo a Salini di volare dritto verso l’obiettivo. Il prezzo di offerta era di 4 euro per azione, livello su cui le azioni Impregilo si sono attestate lungo tutta la durata dell’offerta, con lievi variazioni al ribasso nelle ultime sedute, dovute al fatto che negli ultimi giorni, le azioni acquistate non potevano più essere conferite per aderire all’Opa.
In ogni caso, non è stata raggiunta la quota del 90% o del 95%, come si vociferava fino alla seduta di ieri. Questo implica che Salini non sarà costretto né a ricostituire il flottante minimo, né ad acquisire il capitale restante sulla base del prezzo fissato dalla Consob. In altri termini, il titolo dovrebbe rimanere a Piazza Affari, mentre fino a ieri aleggiava l’ipotesi che potesse essere delistato da Milano, per essere quotato alla Borsa di Londra.
Salini incasserà, quindi, quasi 520 dei 600 milioni di dividendo che sarà staccato a settimane e frutto della cessione della controllata brasiliana Escorodovias. La fusione tra Salini e Impregilo è certa e avverrà in tempi rapidi, dando vita a una società di costruzioni dal fatturato annuo di 4,5 miliardi.