Anche se il governo è in carica solo per gli affari correnti, il premier Mario Monti avrebbe in mente di lasciare in eredità altre stangate fiscali, per fronteggiare l’allarme dei conti pubblici, evidentemente non proprio salvati da Super-Mario. D’altronde, il dato sul fabbisogno di marzo lascia poco spazio all’immaginazione: 21,4 miliardi contro i 17,87 miliardi di un anno prima. E anche se la differenza sarebbe dovuta in grossa parte ai maggiori rimborsi fiscali e alle maggiori erogazioni verso le Ferrovie, pesano anche i più alti interessi sul debito. E il problema è che con l’avvio del rimborso di 20 miliardi di crediti delle imprese verso la Pubblica Amministrazione, il rapporto tra deficit e pil sarebbe destinato a salire al 2,9% quest’anno, troppo a ridosso del limite massimo consentito dalla UE del 3%.
Per questo, l’esecutivo vorrebbe anticipare al 2013 la stangata dell’addizionale Irpef delle Regioni. Ad oggi possono applicare uno 0,5% sul reddito dei contribuenti, oltre l’aliquota base dell’1,23%. Ma a partire dall’anno prossimo, l’addizionale sarà dell’1,1%, cosa che Monti vorrebbe fare entrare in vigore già dal 2013.
E a luglio arriva la Tares, la tassa sui rifiuti e servizi, in sostituzione della Tarsu. Non solo dovrà ora coprire il 100% del costo del servizio di raccolta e smaltimento, ma a ciò va aggiunto un importo di 30 centesimi per metro quadrato di abitazioni, più un’addizionale di ulteriori 10 centesimi per la rata di dicembre, se i Comuni lo vorranno, al fine di finanziare gli altri servizi indivisibili. Costo dell’operazione ai danni del contribuente: un miliardo.
E attenzione. Sempre in estate è previsto l’innalzamento dell’aliquota più alta dell’IVA dal 21 al 22%. Una botta micidiale ai consumi già a terra degli italiani. Si parlava di evitare questa ennesima manovra fiscale, ma lo stallo politico non lascia intravedere nulla di buono.