Dopo un’apertura positiva, all’insegna dell’ottimismo degli investitori per il salvataggio di Cipro ad opera dell’Unione Europea, Piazza Affari ieri è sprofondata, chiudendo in passivo del 2,50%. Il motivo di tale capovolgimento nel corso della seduta è duplice: da un lato, analizzando il piano di salvataggio di Nicosia si capisce come esso determini alla fine maggiori perdite in capo ai risparmiatori delle banche che non nel caso del prelievo forzoso, per quanto quest’ultimo sarebbe stato un precedente pericolosissimo per la credibilità del sistema creditizio. Ma gioca contro Milano anche la diffusione dell’indiscrezione per cui l’agenzia di rating Moody’s starebbe per annunciare il declassamento del debito sovrano italiano, che attualmente ha una valutazione di Baa2, appena due gradini sopra il livello “junk” o “spazzatura”.
Pare che l’ennesimo declassamento dei nostri conti pubblici possa essere giustificato con l’assenza di una maggioranza chiara in Parlamento per formare un governo in grado di affrontare i nodi economici del Belpaese.
Il guaio è che avvicinandoci al livello di “non investment grade”, potrebbe innescarsi una spirale negativa per la tenuta dei nostri bond pubblici sui mercati finanziari, in quanto i fondi non possono per statuto investire in titoli non ritenuti sicuri, come sarebbe nel caso in cui precipitassimo al livello “junk”.
Da qui il nervosismo delle borse e il panico che potrebbe diffondersi presto a Milano e in Europa, qualora dovessero arrivare venerdì il declassamento e in settimana o anche dopo la presa d’atto di Bersani che non è possibile dare vita a un esecutivo.