L’Ansa ha anticipato ieri il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, dove sono contenute le previsioni di crescita, tra l’altro, dell’Italia. L’analisi dell’istituto di Washington non lascia spazio all’ottimismo. Da un lato, l’organismo internazionale riconosce che le economie sviluppate hanno evitato fattori di grave incertezza negli ultimi sei mesi, come la rottura dell’Eurozona e il “burrone fiscale” degli USA. Tuttavia, la ripresa potrebbe essere ancora lontana e l’instabilità politica in Italia rappresenta un fattore di instabilità. Con riferimento al nostro Paese, infatti, l’FMI stima un calo del pil dell’1% nel 2013, inferiore solo all’1,5% della Spagna, mentre Germania e Francia dovrebbero rimanere in terreno positivamente, con una crescita contenuta rispettivamente al +0,6% e +0,3%.
La ripresa per l’Italia potrebbe arrivare nel 2014, quando il pil dovrebbe crescere dello 0,5%, ossia a livelli comunque molto modesti e inferiori allo 0,8% stimato per la Spagna. Ma le probabilità che l’Eurozona torni in recessione nel 2013 sono pari al 50%, sempre per Washington.
La disoccupazione italiana, poi, dovrebbe attestarsi all’11,6% quest’anno e salire all’11,8% l’anno prossimo. Quanto agli USA, stime tagliate dal 2,1% all’1,7% per il 2013 e prevista una crescita più robusta al +3% nel 2014. Il Giappone dovrebbe, invece, crescere dell’1,5% quest’anno e dell’1,15% l’anno prossimo.
Secondo il vice-direttore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, che condivide in pieno l’analisi dell’FMI, uno dei problemi italiani consiste nell’accesso preponderante al credito delle imprese solo per il tramite delle banche. Un’apertura al mercato, invece, consentirebbe, come negli altri Paesi, alle aziende di ottenere il credito richiesto, mentre alle banche di potere diversificare ricavi e attività, magari agendo sul fronte delle consulenze.