Il Tesoro ha collocato ieri tutti i 7,75 miliardi di BoT a un anno, come previsto. Si trattava della prima asta, dopo la bocciatura dell’agenzia di rating Fitch dei nostri conti pubblici, lo scorso venerdì. Non ci sono stati problemi di domanda, risultata in crescita, rispetto a un mese fa, ma esitando un rendimento medio lordo ancora maggiore. I titoli sono stati, infatti, piazzati all’1,28%, in rialzo dal precedente 1,094% di febbraio. Il rapporto do copertura si è attestato a 1,5 da 1,38 del mese scorso. Le richieste hanno ammontato complessivamente a 11,5 miliardi.
Lo spread non ne ha risentito, né in un senso, né nell’altro. Il differenziale di rendimento decennale tra i BTp e i Bund tedeschi ha chiuso a 314 punti base, 2 punti in più della chiusura della seduta di lunedì, rimanendo durante la giornata quasi del tutto invariato. Quasi annullato, invece, lo spread con la Spagna, che si attesta a una decina di punti base, in nostro favore. In sostanza, i mercati hanno allineato il rischio di Madrid a quello di Roma, sebbene potrebbe essere un trend legato quasi del tutto allo stallo politico determinatosi in Italia, dopo le elezioni di febbraio.
La vera sfida è attesa per oggi, quando il Tesoro tornerà a rifinanziarsi fino a 9 miliardi di euro massimo, tra BTp a tre anni per un importo compreso tra 2,5 e 3,5 miliardi e BTp 2028 tra 1,5 e 2 miliardi. Dovrebbero, infine, essere collocati tra 2,5 e 3,5 miliardi di CcTeu.
Prevista una forte domanda sulla scadenza quindicennale, con il rendimento che dovrebbe aggirarsi intorno al 4,92%, in linea con l’andamento del mercato secondario. Anche se i timori che il rendimento vada oltre esistono.