Nessun rinvio. Come previsto dal decreto di dicembre del governo Monti, oggi scatta la tassazione sulle transazioni finanziarie di titoli azionari italiani. In sostanza, saranno tassati i saldi giornalieri delle transazioni riguardanti le azioni, colpite allo 0,12% del loro valore di scambio (0,22% se gli scambi avvengono over the counter, ossia al di fuori dei mercati regolamentati). Saranno esclusi dalla tassazione i titoli emessi da società con capitalizzazione fino a 500 milioni di euro, i market dealers, gli scambi degli istituti di previdenza, gli scambi legati a operazioni relative a successioni.
Vige il principio per cui saranno tassati i titoli emessi da società italiane, quindi, anche se saranno trattati all’estero e da soggetti esteri. Se un inglese compra alla Borsa di Londra un’azione Fiat da un investitore russo, la Tobin Tax scatta lo stesso, sebbene anche a livello europeo si sta studiando la modalità concreta per attuare una previsione così poco realistica, che rischia di restare norma solo sulla carta.
E dal primo luglio, salvo rinvii, spetterà anche ai derivati. Saranno tassati con un’imposta fissa, legata al valore sottostante del nozionale e crescente al crescere del grado di rischiosità dell’investimento.
Infine, colpite anche le operazioni high frequency, ossia quelle ad alta frequenza, che avvengono elettronicamente a distanza inferiore di una ogni mezzo secondo, qualora gli ordini inseriti e poi annullati risultassero percentualmente superiori a una certa soglia, rispetto agli ordini complessivamente portati a termine.
L’Italia è il primo Paese tra gli undici della cooperazione rafforzata a prevedere la Tobin Tax, anche se la Francia ha preceduto tutti lo scorso anno, imponendo una sua tassazione sulle società transalpine, il cui esito ad oggi è negativo sul fronte del gettito.