Alla fine non ce l’ha fatta. Seat-Pagine Gialle ha dovuto gettare la spugna e ha chiesto ieri di essere ammessa al concordato preventivo, a un solo anno di distanza dalla prima ristrutturazione del debito, con la tagliola da 1,3 miliardi sul bond Lighthouse. E anche ieri è stata una seduta di passione per il titolo a Piazza Affari, che ha ceduto il 26%, scendendo al prezzo infimo di 0,0011 euro. In sostanza, per acquistare mille azioni Seat ci vuole appena un euro.
La società capitalizza un valore ridicolo in borsa, dove vale appena 17,6 milioni di euro, quando 10 anni fa era valutata ben 6 miliardi. In termini percentuali, parliamo di un crollo prossimo al 100%.
La società ha fatto sapere che gli impegni finanziari previsti per quest’anno ammontano a 200 milioni, di cui 130 milioni per gli interessi e 70 milioni per la quota capitale. Tuttavia, la generazione prevista di cash flow per il debito è di appena 50 milioni, a cui si aggiunge liquidità per altri 100 milioni. Resta uno scoperto di 50 milioni.
I vertici confermano che questa nuova ristrutturazione è finalizzata alla conservazione della società, mentre i piccoli azionisti sono in guerra con loro, chiedendo di essere risarciti del danno provocato dal pagamento di 3,7 miliardi verso i fondi d’investimento, effettuato nel 2003. Da allora, non ci fu più spazio al recupero.
Alla fine di dicembre del 2012, Seat-PG risultava esposta per complessivi 1,327 miliardi di euro, la metà del debito di inizio 2012, prima della ristrutturazione. Di questi, 750 milioni sono due bond con scadenza nel 2017 e il resto sono loans bancari.