Il board di Telecom Italia ha deciso di andare avanti con la dismissione di Ti Media, aggiornando la riunione dell’organo esecutivo al prossimi 7 febbraio, quando sarà anche approvato il pre-consuntivo del 2012. Ma la giornata di ieri è stata caratterizzata dal ritorno in pista dell’offerta di Urbano Cairo, che contende al tandem Equinox-Clessidra l’acquisizione di La7. Il patron della Cairo Communications è interessato, tuttavia, a rilevare solo questa rete televisiva e non tutto il pacchetto Ti Media. Tanto che Telecom avrebbe già pensato a uno spacchettamento, per rendere più allettante l’offerta, con La7 che confluirebbe in una newco, liberata dai debiti e con parte del suo personale che finirebbe per essere inglobato in Telecom.
In ballo ci sono i contratti pubblicitari fino al 2019, su cui Cairo gode di commissioni del 30%, il doppio della media di mercato, ma che nel caso di acquisizione di Equinox-Clessidra potrebbero essere messi in forse. E nel 2012, La7 avrebbe chiuso con un Ebitda negativo per 75 milioni, in netta crescita dai 20 milioni normalizzati dell’esercizio precedente. La raccolta pubblicitaria sarebbe stabile a 186 milioni, che al netto delle commissioni sarebbe 120 milioni circa, il valore minimo garantito a Cairo, oltre a commissioni ancora più incentivanti sulla raccolta ulteriore.
L’offerta dei due fondi, invece, resterebbe stabile a 300-330 milioni (comprensiva dei 250-260 milioni di debiti), ma sarebbe stata migliorata in alcuni punti. Anzitutto, i livelli dei contratti pubblicitari minimi garantiti sono stati abbassati, così come sono state abbassate le pretese sui rapporti finanziari con la controllante e sul trasferimento del personale verso di essa.
Ma tolti i debiti, resta una cinquantina di milioni di offerta netta, tutt’al più 70 milioni. Tanti ne offrirebbero Clessidra ed Equinox nell’Opa rivolta anche agli azionisti di minoranza di Ti Media. Peccato che si tratti di un valore più che inferiore a un terzo dei 235 milioni di capitalizzazione della società in borsa. Per Telecom, la partita sarebbe ambigua: da un lato si toglierebbe a bilancio perdite per 90-100 milioni all’anno (stando ai dati 2012), dall’altro dovrebbe iscrivere a bilancio minusvalenze per oltre un centinaio di milioni, dato che ha in carico le azioni Ti Media a 176 milioni.