Oltre 80 Pos tra punti vendita e musei sono stati bloccati dalla Banca d’Italia, che ha bloccato i pagamenti con carte di credito e bancomat alla Città del Vaticano. La misura di Via Nazionale sta comportando non pochi problemi alle migliaia di turisti, che non avendo la possibilità di effettuare i pagamenti elettronici, in molti casi stanno rinunciando agli acquisti. Un danno economico per la Santa Sede, nel mirino della Procura di Roma da quasi un anno e mezzo su alcune movimentazioni sospette di denaro.
In particolare, la Banca d’Italia ha eccepito un conto da 40 milioni di euro, verso cui confluivano tutti i pagamenti dai Pos, intestato allo Ior (Istituto Opere Religiose) presso una filiale della Deutsche Bank.
Secondo Bankitalia, non si avrebbe ad oggi la possibilità di conoscere chi ha la delega del conto, né la titolarità, pertanto, essendo il conto risalente alla Città del Vaticano non ci sarebbero sufficienti garanzie in favore di un monitoraggio attento contro il riciclaggio.
Una questione, questa, che si trascina da diversi mesi, con le autorità di controllo e giudiziarie italiane che vedono contrapporsi al Vaticano, ritenendolo poco trasparente sul tema. Ma il direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria della Santa Sede, René Bruelhart, si dice molto sorpreso dalla decisione. A capo dell’autorità dallo scorso novembre, è uno dei massimi esperti sulle norme anti-riciclaggio e l’uomo ha eccepito che a luglio il Vaticano ha superato ben 9 raccomandazioni su 16 del Comitato Moneyval del Consiglio d’Europa, non rendendosi così necessaria alcuna procedura nei suoi confronti.
In ogni caso, il blocco dei pagamenti elettronici scattato dallo scorso 3 gennaio potrebbe portare il Vaticano a migliorare le sue procedure finanziarie, andando incontro maggiormente alle normative anti-riciclaggio europee.