Natale in austerità. Così potremmo definire quello appena trascorso in Italia. Lo confermano i dati dell’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori, secondo cui gli italiani avrebbero speso tra cenone della vigilia e pranzo di Natale 2,5 miliardi, il 10% in più rispetto allo scorso anno. Ma questo è l’unico dato positivo in un quadro piuttosto negativo, che riguarda i consumi. Complessivamente, infatti, gli acquisti sono scesi del 14%, con punte del 20% in alcuni settori. E le vendite dell’ultim’ora non hanno salvato affatto la situazione.
In particolare, i c0nsumi di abbigliamento e calzature sono crollati del 16%, ma peggio hanno fatto arredamento e oggettistica, con cali del 29%, mentre non si salva nemmeno la profumeria e la cura della persona, che segnalano -8%. Viaggi, ristorazione e cultura registrano un altro tonfo del 15%, il settore turismo del 14%, ma non sono andati bene nemmeno i settori tradizionalmente trainati dal periodo natalizio, ossia i giocattoli (-3%) e l’elettronica di consumo (-4%).
Un aspetto, se vogliamo, positivo del Natale più magro è stato la riduzione degli sprechi alimentari. Un’indagine Swg per Coldiretti ha trovato che nel 21% dei casi non sarebbe avanzato nulla dalle tavole degli italiani, mentre nel 54% delle famiglie si sarebbero avuti solo avanzi modesti. Un dato che dimostrerebbe, in realtà, come le famiglie italiane siano meno propense ad esagerare in un periodo di difficoltà economica, mentre aumenta del 9% il numero delle persone che avrebbero ricevuto pasti gratuiti in mensa o a casa. Per Coldiretti, esse sarebbero 3,7 milioni, il massimo degli ultimi tre anni.