Nell’attesa del federalismo municipale, quanto è pesante la pressione tributaria locale?
Il federalismo municipale è spesso al centro del dibattito negli ambienti della politica e della discussione pubblica. Da una distribuzione diversa dei proventi fiscali, i comuni avranno da guadagnarci o, piuttosto, ciò che succederà sarà che gli enti locali innalzeranno la pressione fiscale?
Nell’attesa di scoprire quel che riserverà loro il futuro, i contribuenti italiani possono cominciare a leggere una ricerca della Cgia, Associazione Artigiani Piccole Imprese di Mestre, per sapere quanto incidono le tasse locali che pagano.
Secondo quanto emerso dalla rilevazione dell’Associazione Artigiani Piccole Imprese di Mestre, ciascun italiano paga ogni anno 1.233 euro di imposte locali. L’indicatore preso in considerazione dalla Cgia, per valutare il peso dei tributi locali sulle tasche dei contribuenti, assomma le imposte dovute al Comune, alla Provincia e alla Regione.
Se la pressione tributaria locale media è pari a 1.233 euro, lungo lo Stivale, da regione a regione, si incontrano situazioni molto diverse tra loro.
In base a quanto rilevato dalla Cgia, infatti, i comuni capoluogo più esosi risultano essere quelli laziali, che si trovano ai primi 5 posti della graduatoria. I più vessati dalle imposte locali sono i contribuenti di Rieti, dal cui portafoglio il Fisco locale preleva 1.934 euro, dati pro capite medi all’anno. Dietro Rieti, si piazzano Latina con 1.899 euro, Frosinone con 1.823 euro, Viterbo con 1.803 euro e Roma con 1.758 euro.
Molto meglio, sul fondo della classifica si trovano tre comuni capoluogo del Sud: Messina con 779 euro pro capite all’anno, Caltanissetta con 711 euro ed Agrigento con 672 euro.
A commento dei dati raccolti con l’indagine, Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre, ha dichiarato: “Nonostante il forte peso che ricade sulle tasche dei cittadini italiani è utile ricordare che rispetto a 5 anni fa, il livello medio delle tasse locali è diminuito del 14%. Questo risultato è stato ottenuto grazie all’abolizione dell’ICI sulla prima casa. Appare evidente che nella lettura di questa graduatoria va tenuto conto che negli anni precedenti si versavano più tasse, che se i livelli di reddito sono tra i più elevati e anche la qualità e la quantità dei servizi offerti sono migliori. Insomma, nei territori più ricchi si paga di più, ma si riceve anche di più”.
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