Entro il 18 dicembre, il governo introdurrà nella Legge di stabilità la norma che prevede la Tobin Tax, ossia la tassazione delle transazioni finanziarie. Ciò avverrà sotto forma di emendamento. E il testo rimaneggiato dall’esecutivo prevede diverse novità, rispetto a quello discusso ad oggi alle Camere. Innanzitutto, la tassa potrebbe entrare in vigore dal primo marzo 2013, ma il gettito previsto non cambia, per effetto di un innalzamento transitorio delle aliquote applicate.
Saranno tassate le transazioni su strumenti azionari, Adr e conversioni di obbligazioni scambiati da investitori italiani e stranieri. Cade, quindi, il requisito della residenza in Italia e si allarga la platea dei colpiti. Tuttavia, sfuggiranno alla nuova tassa i fondi pensione, le casse di previdenza, gli strumenti emessi da società con capitalizzazione inferiore a 500 milioni di euro e i relativi scambi con società controllate.
Nel caso di scambi effettuati sui mercati non regolamentati, la Tobin Tax sarà calcolata allo 0,2% del valore delle transazioni (o,22% per il 2013). Se le transazioni avverranno sui mercati regolamentati, l’aliquota applicata scenderà allo 0,1% (0,12% nel 2013).
Prevista anche l’applicazione di un’aliquota dello 0,02% per gli scambi di derivati “high frequency”, ossia con ordini immessi con frequenza di almeno uno ogni mezzo secondo. La tassa colpirà questi scambi nel caso in cui si superasse un determinato rapporto tra ordini annullati e il totale degli ordini eseguiti.
La tassazione sarà a carico del solo acquirente, ma nel caso dei derivati è previsto un costo fisso per entrambi i lati del mercato.
Infine, si calcola che con i nuovi criteri, le società colpite a Piazza Affari saranno 79 su circa 300 società quotate.