Le indiscrezioni per cui Telecom Italia potrebbe non procedere più allo spin-off della sua rete ha provocato di fatto un tonfo del titolo a Piazza Affari, arrivando a perdere intorno al 5% nella seduta di ieri, per via delle implicazioni che tale stop avrebbe sulla compagnia. Stando ai rumors, la decisione sarebbe maturata in seguito allo stallo delle trattative con Cdp, interessata a rilevare la rete fissa, tramite una partecipazione di minoranza in una newco di controllo.
Telecom chiederebbe non meno di 15 miliardi di euro, valutazione molto lontana da quella effettuata da Cdp, la quale insisterebbe anche per una struttura aziendale autonoma nella gestione dalla compagnia, riservando a sé il diritto di nomina dell’ad della newco.
Ma la mancata separazione tra rete e servizio porrebbe fine all’offerta del magnate egiziano Naguib Sawiris, in quanto la compagnia, in possesso ancora dell’asset “strategico” nazionale, rimarrebbe essa stessa strategica, sbarrando la strada all’ingresso di soci stranieri.
Se questo fosse vero, allora rischierebbe di saltare anche l’affare GVT, la compagnia carioca controllata Vivendi, per cui è stato esplicitato un forte interesse degli italiani. Con un Ebitda nel 2012 di 700 milioni, la compagnia costerebbe a Telecom non meno di 7 miliardi di euro, forse anche 9. Ma senza la liquidità proveniente da un nuovo socio o senza la riduzione del debito conseguente allo spin-off, sarebbe molto difficile arrivare a un’acquisizione, visto che l’ad Marco Patuano ha confermato come l’obiettivo resti il contenimento del debito, giunto a 29,5 miliardi.
L’unica soluzione probabile, a questo punto, se sfuma lo scorporo, consisterebbe in un ingresso di Cdp nel capitale Telecom, attraverso un aumento di capitale, magari senza che Telco partecipi. Ciò consentirebbe alla Cdp di garantire alla compagnia gli investimenti promessi per la fibra ottica.