Il governo russo ha finalmente deciso di cedere una quota del 7,58% di Sberbank, l’istituto bancario fondato 170 anni fa e poi diventato monopolio pubblico sovietico. L’operazione consiste nella cessione di quasi 1,713 milioni di azioni, vendute ciascuna al prezzo minimo di 91 rubli (2,96 dollari), per un controvalore complessivo di 5,4 miliardi di dollari. Tuttavia, pare che ieri gli ordini siano avvenuti a prezzi superiori, intorno a una media di 93,5 dollari.
L’operazione rientra in un piano di privatizzazioni lanciato nel 2010, ma poi arrestato, per via dell’andamento negativo delle borse. Ora che s’intravede un recupero, il piano da 1000 miliardi di rubli (24 miliardi di dollari) è stato riattivato, anche se Sberbank resterà ancora sotto il controllo della Banca centrale russa, che manterrà i diritti di voto per il 50% più uno.
L’istituto raccoglie oggi la metà dei risparmi delle famiglie russe ed eroga un terzo dei crediti complessivi nel Paese, grazie a 190 mila agenzie e 240 mila dipendenti. In forte espansione anche all’estero, ha da poco creato una joint venture con la francese Cetelem, filiale di Bnp Paribas per il credito al consumo, avendo già acquisito a giugno la controllata Dexia, Denizbank e nel 2011 la Troika Dialog e l’austriaca Vbi.
Le azioni saranno denominate in dollari alla Borsa di Londra, sotto forma di Global Depositary Shares e in rubli alla Borsa di Mosca.
Lo scorso venerdì le azioni della banca russa avevano toccato il loro massimo degli ultimi 15 mesi, dando così il via alla vendita da parte dello stato. L’operazione è stata affidata al coordinamento di Credit Suisse, Goldman Sachs, J.P.Morgan, Morgan Stanley e Troika Dialog.