C’è attesa per le decisioni che saranno prese dai board di BCE e Federal Reserve, che si terranno rispettivamente il 6 e il 12-13 settembre. I mercati si aspettano che vengano annunciate misure forti a sostegno delle economie di Eurolandia e USA, sebbene il rischio di una delusione molto cocente non possa essere escluso, specie per le divisioni interne ai due consigli.
Il primo segnale, dunque, arriverà da Francoforte, che stando al tedesco Joerg Asmussen dovrebbe approvare una serie di misure a sostegno dei bond pubblici, con la previsione di acquisti illimitati e senza la classica “sterilizzazione” del Securities Market Programm, che garantiva una non crescita della massa monetaria in circolazione.
In cambio, gli stati dovrebbero richiedere gli aiuti ai fondi Efsf-Esm, siglare un memorandum sulle riforme, per evitare quei free meals, i pasti gratis che i tedeschi temono possano disincentivare i governi dal risanare le loro finanze pubbliche.
La BCE non porrebbe un tetto dichiarato agli spread e non intenderebbe fissare un livello massimo rigido, bensì mobile, concentrandosi sugli acquisti a medio-breve scadenza, fino a cinque anni, lasciando che siano i due fondi a sostenere gli acquisti sul comparto a medio-lungo termine. In più, i bond acquistati da Francoforte non avrebbero alcuna corsia privilegiata, nel senso che perderebbero quella “seniority” ad oggi garantita loro e che ha reso meno efficace anche l'”haircut” di Atene, visti gli alti quantitativi di titoli ellenici detenuti dalla banca centrale.
Non meno importante sarà la riunione di Ben Bernanke per la sua Fed, alle prese con la volontà di attuare un terzo QE (Quantitative Easing). Tuttavia, cresce l’opposizione all’ipotesi, con il componente texano Richard Fisher contrario, tanto da avere pubblicato un saggio contro le politiche del governatore centrale.
Sul prosieguo degli interventi di politica monetaria negli USA grava lo spettro delle elezioni. Prima del 6 novembre difficilmente si assisterà a misure importanti per favorire la ripresa. I repubblicani, ad esempio, si sono più volte espressi contro l’allentamento delle condizioni finanziarie, che spingerebbe Washington verso politiche fiscali più lassiste.