Il membro tedesco del board della BCE, Joerg Asmussen, ha rivelato dettagli importanti del piano anti-spread che sarà discusso al prossimo consiglio direttivo di Francoforte il 6 settembre. Si tratta di un complesso di interventi, che saranno adottati, nonostante le durissime critiche della Bundesbank. Ciò che emerge da questi dettagli è che la stessa Germania non si presenta più unita di fronte a Draghi, ma da una parte vi è il governatore della Buba, Jens Weidmann, a guidare il fronte dei “falchi”, dall’altra vi è la stessa Angela Merkel e Asmussen, appunto.
In sostanza, la BCE dovrebbe operare in concerto con il Fondo salva-stati, l’Efsf, e in futuro con il suo sostituto, l’Esm. L’iter inizia con la richiesta di un governo di assistenza sul mercato dei bond pubblici. A quel punto, per evitare, spiega il tedesco, che uno stato non sfrutti l’opportunità concessa per fare le riforme, il governo si dovrà impegnare ufficialmente al varo di di determinate misure, attraverso la firma di un memorandum.
Niente aiuti automatici, quindi, per evitare che si faccia come l’Italia di un anno fa, quando la BCE comprò i suoi titoli, ma il governo procrastinò l’adozione delle riforme.
L’Efsf-Esm dovrebbe intervenire sul mercato primario, concentrandosi sugli acquisti dei bond a medio-lungo termine, mentre la BCE comprerebbe solo titoli a breve scadenza e sul mercato secondario, su autorizzazione del board. Questo, perché, spiega sempre Asmussen, è più appropriato per Francoforte concentrarsi sulle scadenze brevi, in quanto sono queste a fare maggiormente parte degli impulsi di politica monetaria.
Grazie a questi interventi, continua, si vuole evitare che la frammentazione dei mercati finanziari renda questi poco ricettivi alle misure della BCE, come il recente taglio dei tassi, che ha avuto scarso o nullo impatto sull’economia reale.