Il titolo Facebook ha toccato ieri la quotazione minima di 19,69 dollari, per poi riportarsi appena sopra i 20 dollari, perdendo in una sola seduta il 6,7%. La società è arrivata a un valore minimo di capitalizzazione di 43 miliardi in borsa, quando all’Ipo di maggio ne valeva ben 104 miliardi, con le azioni quotate a 34-38 dollari nella prima seduta.
Il disastro nel Nasdaq di ieri è da attribuirsi alla scadenza del cosiddetto “lock-up”, ossia del divieto di vendita delle azioni, che riguardava fino a poche ore fa alcuni investitori. Non è un caso che nel corso della seduta sono passate di mano 62 milioni di azioni, contro una media giornaliera di 30 milioni.
E si prevede che entro l’anno si aggiungeranno altri 1,3 miliardi di titoli, che se venduti potrebbero davvero portare al tracollo del corso delle azioni.
E sempre ieri, la febbre del social network ha contagiato anche altri colossi del comparto internet, come Groupon e Zynga, che hanno perso rispettivamente il 5,83% e il 3,33%.
A spingere verso il basso il valore del titolo hanno contribuito i conti negativi dell’ultimo trimestre, con perdite per 157 milioni di dollari (in gran parte dovute a bonus e costi legati all’Ipo), contro un utile di 159 milioni dello stesso periodo del 2011. Gli investitori temono che la società non sia in grado di monetizzare il quasi miliardo di utenti attivi mensili, mentre più in generale si teme che tutte le aziende che ruotano intorno a internet siano sopravvalutate; in poche parole, che ci possa essere prestissimo lo scoppio di una bolla.